24 GIUGNO LA NOTTE DELLE JANARE
La notte tra il 23 e 24 giugno, le Streghe e Janare di ogni angolo della terra, volano a migliaia nel cielo, per partecipare al grande incontro annuale, denominato Sabba.
La figura della Janara, era legata al culto magico della terra, essa infatti era esperta di erbe medicamentose, e sapeva riconoscere anche quelle con poteri narcolettici oppure stupefacenti, tutte erbe che usava nelle sue pratiche magiche. Conosceva i rimedi per le malattie, e poteva comandare anche gli eventi atmosferici e arrecare danni all’ uomo come aborti e malattie. Nella cultura popolare, la Janara a differenza delle streghe non si associa al Diavolo, ella non ha valenze religiose, ma soltanto magiche, era in grado di nuocere agli umani, ma non aveva legami con il Diavolo.
La tradizione vuole, che chi nasceva la notte di Natale era predisposto a trasformarsi, se uomo in Lupo Mannaro, se donna in una Janara.
La loro identità era sconosciuta, di giorno potevano condurre un’ esistenza tranquilla e insospettabile, ma di notte, dopo essersi cosparse le ascelle, o il petto, di un unguento magico, da loro stesse preparato e che le dava la capacità di spiccare il volo, lanciandosi nel vuoto a cavallo di una granata, cioè una scopa costruita con saggina essiccata. A differenza delle altre streghe, la Janara era di natura solitaria anche nella vita di tutti i giorni, aveva un carattere aggressivo e spigoloso.
Secondo una credenza antica, se una famiglia sospettava di essere visitata di notte da una Janara, poteva scoprirla rivolgendole, durante la notte, la frase magica: “Janà, vie’ pe’ sale” (ossia “Janara vieni per sale”). Al mattino, inevitabilmente, la donna che di notte era la Janara, si sarebbe presentata per chiedere del sale.Un altro modo per scoprire una Janara, era
quello di mettere una scopa dietro la porta della Chiesa, durante la Messa della notte di Natale. Terminata la funzione, mentre tutti potevano liberamente uscire e tornarsene a casa, la Janara restava a contare i fili della scopa, mania per cui andava pazza, e per poterla acciuffare, bisognava afferrarla per i capelli poiché era il suo punto debole. Per evitare che una Janara entrasse in casa, presso gli usci si ponevano scope o sacchetti con grani di sale, in modo che, se la Janara riusciva ad entrare, sarebbe stata costretta a contare i fili della scopa o i granelli di sale, senza poter venire a capo del conto. L’alba la cui luce pare fosse sua “mortale” nemica, sopraggiungeva a scacciarla, poiché non si accorgeva del passare del tempo, impegnata nell’ insulsa operazione. Gli oggetti, posti a tutela delle porte infatti hanno insite virtù magiche: la scopa per il suo valore fallico, oppone il potere maschile e fertile a quello femminile e sterile della Janara; i grani di sale sono portatori di vita, poiché un’antica etimologia connette sal(sale) con Salus(la dea della salute).
Si tramanda che la notte del 24 Giugno, le streghe e Janare di ogni angolo della terra volassero a migliaia nel cielo, per partecipare al grande incontro annuale, denominato Sabba,
I rituali delle Janare, i Sabba, si svolgevano solitamente intorno al noce più vecchio, vicino al fiume Sabato, alle porte di Benevento. Questi riti, si eseguivano con salmi recitati in una lingua incomprensibile, e girando intorno al noce ai cui rami era appesa la pelle di un caprone, che veniva battuta ripetutamente con dei bastoni ad ogni giro. Un rito pagano, non apprezzato dai Cristiani e mai compreso, perché il caprone nella Bibbia simboleggia il demonio. Dopo i girotondi, le Janare si alzavano tutte in volo, cavalcando la propria scopa, tenendo il manico rivolto all’ indietro, presso il noce di Benevento, tale pianta da sempre è stata considerata l’Albero delle Streghe per eccellenza, credenza avvalorata dalla presenza del fiume Sabato, il cui nome evidenzia il legame con la voce “Sabba”.
La Janara, prima di morire, era destinata a sopportare una lunga e dolorosa agonia: la sofferenza durava finché non avesse trovato una persona disposta ad accettare l’eredità della sua arte.
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