IL CROCIFISSO PARLANTE DI SANT’ANIELLO
All’interno della Chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli, è venerato un crocifisso protagonista di una singolare leggenda.
La Chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli, detta anche Sant’Agnello o Santa Maria Intercede, è un edificio rinascimentale che si trova al centro storico della città, e venne edificato nel 500.
Secondo la leggenda, nel luogo dove sorge la chiesa, era custodita un immagine della Madonna ritenuta dai fedeli miracolosa, anche i genitori di Sant’Aniello si recavano in questo luogo per pregare la Vergine Maria, affinché concedesse loro la grazia di avere un erede che poi fu Sant’Aniello, e per grazia ricevuta fecero costruire la Chiesa di Santa Maria Intercede a Caponapoli. L’edificio sorse sul luogo di un’antica acropoli, dove sono stati scoperti resti risalenti al IV secolo.
Sant’Aniello, divenne vescovo di Napoli nel VI secolo, in più occasioni aveva salvato la città dalle invasioni barbariche.
Secondo la tradizione, le spoglie del santo sono sepolte in questa chiesa, sebbene altre fonti sostengono che sia stato sepolto nella cattedrale di Lucca.
Morto il santo alla fine del secolo, la chiesa cambiò il nome in “Santa Maria dei Sette Cieli”.
Il culto di Sant’Aniello divenne sempre più noto, divenne il settimo patrono della città, e per questo motivo nacque l’esigenza di far ampliare la primitiva chiesetta di Santa Maria Intercede, venne inserito un nuovo corpo di fabbrica con funzione di navata in corrispondenza del transetto della nuova chiesa, che veniva quindi dedicata a Sant’Aniello.
La chiesa venne danneggiata dai bombardamenti del 1944, fu abbandonata per un ventennio, subendo importanti danni e spoliazioni, dai consueti furti vandalici e da un interminabile cantiere di scavi archeologici iniziati nel 1962 e terminati solo pochi anni fa.
All’interno della Chiesa, è venerato un crocifisso protagonista di una singolare leggenda.
Nell’ anno 1300, un uomo molto devoto di nome Tommaso prestò una somma di denaro a un suo amico, l’uomo fidandosi del suo compagno non pretese nessun contratto, ma solo una promessa davanti al crocifisso.
Passarono i mesi e l’amico non restituì il denaro, anzi negò davanti allo stesso crocifisso di aver ricevuto il prestito. A questo punto, l’unico testimone del patto non rispettato parlò miracolosamente “Miserabile, restituisci quello che devi restituire“.
L’uomo adirato prese una pietra e la scagliò sul crocifisso, il volto di Gesù come se fosse di carne diventò viola, mentre l’uomo fu colpito da una paralisi dalla quale guarì solo grazie alle preghiere di Tommaso che lo aveva perdonato.
Ancora oggi all’interno della chiesa è possibile ammirare il crocifisso.
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Fonte immagini: Internet