LA JUTA DEI FEMMINIELLI DI MONTEVERGINE

Ogni anno, il 2 febbraio la comunità LGBT, rende omaggio alla Madonna di Montevergine con un pellegrinaggio al Santuario, chiamato “Juta dei Femminielli”.

SANTUARIO DI MONTEVERGINE

 

Il Santuario di Montevergine si trova ad Avellino, precisamente sul monte Partenio.
La storia del santuario è legata alla figura di Guglielmo da Vercelli, un monaco eremita vissuto tra l’XI e il XII secolo, che ritornato da un viaggio a Santiago di Compostea, decise di intraprendere un nuovo cammino spirituale verso Gerusalemme, nell’intento di prepararsi spiritualmente per questo nuovo viaggio, si rifugiò in solitudine presso il Monte Serico, ed è proprio in quel luogo che Guglielmo guarì un cieco.
Riprese il cammino verso Gerusalemme, ma giunto a Ginosa incontrò Giovanni da Matera, il quale gli consigliò di rinunciare al pellegrinaggio fino alla terra santa, e di portare invece la parola di Dio nelle terre di Occidente.


Guglielmo rifiutò il consiglio proseguendo il suo cammino, fino al giorno in cui non venne assalito da un gruppo di briganti. Ricordatosi delle parole di Giovanni e dopo una lunga riflessione spirituale, Guglielmo decise di non proseguire più il suo viaggio, si ritirò in solitudine dedicandosi alla meditazione.

Giunto in Irpinia nell’anno 1118, sentì che la volontà di Dio era quella di farlo risiedere su un monte, oggi conosciuto come Partenio, dove un tempo veniva venerata Cibele, madre degli dei e dea della natura. Secondo la tradizione il poeta Virgilio, colpito dalla lettura degli oracoli sibillini, che predicevano la nascita di un Dio Salvatore, vi si recò

DIPINTO DELLA MAMMA SCHIAVONA

ad interrogare la dea Cibele.
Con il passare del tempo, la fama di santità di Guglielmo aumentò sempre più, e sul monte iniziarono a giungere uomini desiderosi di seguire uno stile di vita dedito alla preghiera e alla solitudine, e agli insegnamenti del santo.
In poco tempo Guglielmo, divenne la guida di una congregazione di monaci chiamati “Virginiana “.
Nel 1126 si consacrò una chiesa dedicata alla Madonna, dopo la morte di Guglielmo il santuario si arricchì di numerose opere d’arte grazie alle offerte di feudatari, papi e re, e fu proprio in quel periodo che venne donato al santuario il dipinto della Madonna di Montevergine, conosciuta anche con il nome di Mamma Schiavona, che ogni anno viene visitato e venerato da circa un milione di pellegrini.
Secondo la leggenda, il 2 febbraio 1256 durante una bufera di neve, la Madonna commossa dall’ amore salvò due amanti omosessuali che, in seguito allo scandalo provocato dalla loro relazione, vennero banditi dal loro paese e imprigionati ad un albero con delle lastre di ghiaccio, abbandonati a morire di stenti sulla montagna, ma per intercessione della Vergine, un improvviso raggio di sole colpì la lastra, sciogliendola e salvando da morte certa i due innamorati.
Il miracolo, fu visto come un segno di tolleranza soprannaturale, e da allora i “femminielli” divennero devotissimi della Madonna di Montevergine.
Da quel giorno, ogni anno il 2 febbraio la comunità LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender), rende omaggio alla Madonna di Montevergine con un pellegrinaggio al Santuario, chiamato “Juta dei Femminielli”.
Il popolo omosessuale, insieme ad altri fedeli che accorrono al santuario per la festa della Candelora, ossia il giorno in cui si benedicono le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”, rendono omaggio nel piazzale antistante, con danze e tammurriate con vesti coloratissime.
Una processione che unisce tutti senza distinzione di sesso o età, insieme con l’unico scopo, quello di rendere omaggio alla Madonna di Montevergine.

 

LA JUTA DEI FEMMINIELLI

 

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Fonte immagini: Internet

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