L’ANTICA MALEDIZIONE DELLA CONTESSA SAPONARA

All’ interno della Chiesa dei Santi Severino e Sossio, si trova un bellissimo mausoleo, in ricordo di una macabra storia e di un antica maledizione: quella della Contessa Saponara.

CHIESA DEI SANTI SEVERINO E SOSSIO

La Chiesa dei Santi Severino e Sossio é una chiesa monumentale della città di Napoli.
Le origini del complesso risalgono al 824, quando i monaci del monastero situato sulla collina di Pizzofalcone, in seguito all’incursione dei saraceni abbandonarono il convento, e ne fondarono un altro vicino a un corso d’acqua nei pressi di Spaccanapoli.
Nella nuova chiesa, vennero portate le spoglie di un abate benedettino evangelizzatore San Severino, ma quelle non furono le uniche spoglie ad essere portate in questo luogo, infatti nel 904 mentre i monaci erano intenti a cercare del materiale, per la costruzione della loro chiesa, tra i ruderi del Castello di Miseno, vennero ritrovate le ossa del martire San Sossio, che venne decapitato insieme a San Gennaro a Pozzuoli, durante le persecuzioni cristiane.

Le reliquie dei due santi, da cui prese il nome il monastero, rimasero all’interno della chiesa fino al 1808, quando furono poi trasportate nel vicino paese di Frattamaggiore.
La chiesa, è stata da sempre protagonista di strani avvenimenti, come la morte nel 1646 di Belisario Corenzio un noto pittore, che mentre ritoccava degli affreschi precipitò da un altissima impalcatura, morendo.
Il complesso religioso fu funestato da continui incendi, tanto da far pensare ad azioni di sabotaggio, per distruggere dei libri esoterici, e di natura magica-iniziatica che i monaci benedettini

avevano portato con se nel complesso, e che non erano in linea con la religione professata in quel monastero di benedettini. Una leggenda precedente, narra che San Benedetto per allontanare i malefici di forze misteriose che si scatenavano nel convento, incise delle benedizioni esorcizzanti sulle colonne d’ingresso, da quel momento i fenomeni cessarono, ma ripresero una volta che il santo morì.
Dopo secoli bui, con l’arrivo del rinascimento il complesso religioso divenne il luogo di prestigio dalla classe nobiliare, all’interno della chiesa venivano costruite cappelle monumentali funebri dai significati allegorici e filosofici.
L’acquisto di una cappella, nella Chiesa dei Santi Severino e Sessio, significava acquisire un enorme prestigio, anche Ippolita de Monti, la cosiddetta Contessa Saponara, moglie del Conte di Saponara Ugo Sanseverino, decise di acquistare una cappella per dare una nobile sepoltura a lei e al suo adorato marito, ma le cose non andarono secondo i suoi piani, quella cappella purtroppo, divenne dimora del riposo eterno dei suoi tre adorati figli Jacopo, Sigismondo e Ascanio Sanseverino.
Tutto ebbe inizio nel 400, quando i Sanseverino persero tutte le loro ricchezze a causa della sconfitta patita da Sigismondo Sanseverino, ad opera degli Aragona.

SEPOLCRO DEI FRATELLI JACOPO, SIGISMONDO E ASCANIO SANSEVERINO


Ugo Sanseverino recuperò buona parte dei suoi beni confiscati al padre, giurando fedeltà a re Ferrante, tale azione rese fortemente collerico il fratello Girolamo, perchè a lui non sarebbe spettata nessuna ricchezza a meno che il fratello non avesse avuto eredi. Ugo Sanseverino era sposato con la contessa Ippolita de Monti di Saponara, una donna che, oltre ad avere un carattere forte era abilissima a gestire gli affari di famiglia, dalla loro unione nacquero tre figli maschi, per questa ragione a Girolamo non sarebbe spettato nulla, per diritto ereditario.
La sua ira e la sua sete di potere, gli fece escogitare un piano crudele, uccidere i suoi tre nipoti adolescenti.
Girolamo invitò i tre fanciulli, a una battuta di caccia nella sua dimora sul Monte Albano.
Durante il banchetto, venne servito del buon vino, che sua moglie Sancia Dentice aveva provveduto ad avvelenare.
I tre fanciulli non morirono subito, iniziarono a stare male solo dopo pochi giorni, nel frattempo erano ritornati a Saponara.
Dopo giorni di atroci sofferenze, morirono uno dopo l’altro tra le braccia disperate della madre.
I colpevoli furono individuati subito, ma dopo anni di processo non si riuscì a condannarli, non solo per l’assenza di prove, ma anche per l’atteggiamento che Ugo assunse durante i processi, preferì risparmiare alla sua casata l’umiliazione e lo scandalo, anestetizzando la giustizia.
Una scelta che fece precipitare sua moglie Ippolita nel più profondo rancore, la Contessa Saponara, infuriata decise di affidarsi alle forze oscure per punire i colpevoli, la donna scese a patto con il diavolo, scagliando una terribile maledizione sulla stirpe.
Il marito Ugo morì poco dopo, le terre dei Sanseverino furono colte da insanabili pestilenze, e Palazzo Sanseverino (l’attuale Chiesa del Gesù Nuovo) venne perso, ma la sete di vendetta di Ippolita non poteva ancora placarsi, l’assassino dei suoi adorati figli era ancora libero.
Dopo anni fece riaprire il processo, finché Girolamo Sanseverino non fu condannato ufficialmente per l’omicidio di Jacopo, Sigismondo, e Ascanio. Sfortuna volle che Girolamo aveva una protettrice altolocata, che lo fece scarcerare dopo una breve prigionia.
A questo punto, alla Contessa Saponara si arrese al destino, si dedicò con devozione al monumento sepolcrale dei suoi adorati figli, commissionò a Giovanni Merliano da Nola, allievo di Michelangelo, la costruzione di tre sepolcri nella cappella di famiglia, li fece raffigurare seduti e non sdraiati, maniera che potessero sembrare ancora vivi, con in mano un libro, che per alcuni simboleggia la Vita, mentre per altri indicherebbe la Morte, gli sguardi dei tre adolescenti convergono verso un punto comune, il punto nel quale si fece seppellire la Contessa Saponara.

 

 

SEPOLCRO DELLA CONTESSA SAPONARA

 

 

 

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Fonte immagini: InternetPubblicità

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