CASTEL CAPUANO E IL FANTASMA DEGLI AVVOCATI

Ogni 19 Aprile, all’interno del Castel Capuano secondo la leggenda apparirebbe il fantasma di Giuditta Guastamacchia, soprannominata da tutti “il fantasma degli avvocati”. A questa donna è legata una vicenda molto particolare, scopriamola insieme.

CASTEL CAPUANO

Castel Capuano, fu costruito nel 1140 per volere del re Guglielmo I detto il Malo, come residenza reale dei sovrani normanni. Successivamente con la costruzione del Maschio Angioino come residenza reale, Castel Capuano divenne alloggio per i funzionari del regno e personaggi illustri. Nel 1540 Castel Capuano diventò sede del palazzo di giustizia, grazie al vicerè Don Pedro de Toledo, che riunì al suo interno tutte le corti di giustizia della città.

Per adattarlo alla nuova funzione il castello, subì notevoli modifiche, i sotterranei furono destinati a carceri con stanze da tortura. Nel corso dei vari anni Castel Capuano ha subito numerosi restauri, tant’è che della costruzione originale ormai non conserva nulla.
A Castel Capuano, è legata una vicenda molto particolare, che vede come protagonista Giuditta Guastamacchia, che era una bellissima e giovane donna, madre di un figlio e vedova, il marito fu giustiziato alla forca per furto.
Il padre di Giuditta non avendo soldi decise di chiuderla nel convento, ed è proprio in quel convento che per dieci anni Giuditta intraprese una tresca amorosa con un prete Don Stefano d’ Aniello.
Una volta uscita dal convento la relazione tra i due amanti non termino, anzi il prete si spaccio per suo zio, tale bugia consentì a Giuditta di andare a vivere a casa sua. Onde evitare che la relazione divenisse di pubblico dominio Don Stefano,  la diede in sposa a suo nipote pugliese di appena sedici anni. I due si sposarono ma solo su carta il matrimonio non era valido, ma poco importava, per loro era solo una copertura, i due amanti continuarono a vedersi. Il giovane marito di Giuditta, stanco e indispettito della situazione, decise di ritornare in Puglia con l’intenzione di denunciare i due, per il raggiro che aveva subito.
Giuditta e Don Stefano non potevano permettersi di essere scoperti, lo scandalo sarebbe stato troppo grande, l’unica soluzione era uccidere il giovane marito.
Giuditta aveva bisogno dell’aiuto del padre, ma naturalmente non poteva confessare il vero motivo per il quale voleva il marito morto, e decise di raccontargli una bugia, il marito l’aveva malmenata più volte e derubata. Il padre acconsenti ad aiutare la figlia, anzi gli procurò anche altri due complici un chirurgo e un barbiere.
Il giorno seguente, mandarono una lettera al giovane facendogli credere che la moglie voleva riappacificarsi con lui, e una volta che il ragazzo ritorno a Napoli lo strangolarono.
Il prete fu l’unico ad avere del rincrescimento, e se ne usci dalla casa.
Una volta che il giovane fu ucciso, Giuditta decise che il cadavere non doveva essere riconosciuto, se qualcuno si fosse accorto della vera identità dell’uomo, sarebbe stata sicuramente una della sospettate e non poteva permetterselo.
Con l’aiuto di uno dei complici il chirurgo, fecero il corpo a pezzi, e diede ad ognuno una parte del cadavere, che andava macellata e dispersa nel bosco. Uno dei complici il barbiere, fu fermato dalla guardia reale per un controllo di routine, aperto il sacco ritrovarono il macabro bottino.
Dopo un lungo interrogatorio confesso il crimine, e i nomi dei complici.
Giuditta, il padre, Don Stefano e il chirurgo intuendo che qualcosa era andato storto fuggirono, ma la fuga durò poco, infatti furono fermati a Capodichino.
Ci fu un breve processo svolto a Castel Capuano, e tutti furono condannati alla forca, tranne il prete perchè uscì dalla casa prima che il nipote venne ucciso, infatti fu visto a casa dei vicini.
Il 19 aprile 1800 alle ore 20 in Piazza delle Pigne ( oggi chiamata Piazza Cavour) vennero tutti e tre impiccati, la sorte più terribile tocco a Giuditta perché una volta impiccata, gli amputarono le mani.
La sera stessa della sua morte, la testa e le mani di Giuditta Guastamacchia vennero messe in mostra per diversi giorni sul graticciato della Vicaria.
Da quel giorno, ogni 19 Aprile lo spettro inquieto di Giuditta soprannominata da tutti “il fantasma degli avvocati”
si aggira per i corridoi e le aule dell’ex tribunale, annunciando la sua presenza con un soffio gelido, lamenti e urla strazianti, e talvolta rovistando tra le vecchie carte del tribunale, che si trovano ancora all’interno del castello.
Il teschio di Giuditta, del padre e dei due complici, sono stati utilizzati per essere studiati dalla fisiognomica criminale e attualmente sono conservati nel Museo Anatomico di Napoli.

 

GIUDITTA GUASTAMACCHIA

 

 

 

 

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Fonte immagini: Internet

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